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Scarponcini Timberland, storia dei celebri yellow boot

La storia di Timberland, inevitabilmente, si lega alla storia dei suoi iconici scarponcini Timberland. Calzature nate con un unico obiettivo: proteggere i piedi durante il lavoro, dai freddi invernali. Un compito svolto egregiamente. Tuttavia, lo scarponcino Timberland ha saputo andare oltre la sua funzione primaria, entrando in quel privilegiato mondo tipico delle icone di stile e diventando così protagonista indiscusso della moda casual. Ma da dove nasce la moda degli scarponi Timberland? Oggi andremo alle origini del successo di queste calzature, anche per capire qual è il fascino che, ormai da diversi decenni, gli scarponcini di Timberland esercitano su giovani e meno giovani.

Alle origini degli scarponcini Timberland, lì dove nasce il mito

Quello degli scarponcini Timberland si può considerare un vero e proprio mito. Il suo ideatore, Nathan Swartz, quando giunse negli Stati Uniti d’America non aveva alcuna idea di ciò che lo attendeva: diventare l’inventore di una delle calzature più conosciute e iconiche al mondo. In fondo, come da tradizione familiare, a lui interessava solamente realizzare scarpe comode, resistenti e capaci di sopportare i rigori degli inverni più rigidi. Eppure, proprio questa sua concezione, diede vita al mito dello Yellow Boot. Andiamo a vedere dove nacque lo scarponcino Timberland.

Storia dello scarponcino Timberland: quando gli Yellow Boot furono inventati

La storia delle origini di Timberland è nota: Swartz, immigrato negli Stati Uniti d’America, basandosi sulla tradizione familiare di calzolai, nonché sulla propria intraprendenza di imprenditore, riuscì a poco a poco a diventare proprietario della Abington Shoe Company. Fino a quel momento, al di là della propria capacità di scalare le gerarchie, Swartz non aveva ancora dimostrato il proprio reale valore. E pur tuttavia, l’inventore degli Yellow Boot aveva già ben chiaro quali dovevano essere le caratteristiche della scarpa da lavoro definitiva. Comoda, per affrontare qualsiasi tipo di fondo, dal fango all’asfalto. Impermeabile, per lasciare il piede all’asciutto anche durante gli acquazzoni peggiori. Resistente, come solo una vera scarpa da lavoro sa essere.

Con questo obiettivo nella testa, Sidney Swartz, figlio di Nathan, iniziò a progettare un nuovo modello di calzatura. I primi modelli sono alti 8 pollici, tutti realizzati in pelle Nabuk. Un’idea, come ebbe a spiegare successivamente l’inventore degli scarponcini Timberland, senza senso, quasi ridicola. Invece, quell’idea apparentemente strampalata, non è lontana dall’obiettivo. La progettazione prosegue e, a mano a mano, gli Yellow Boot iniziano ad arricchirsi di tutti quei dettagli che li hanno resi famosi. Il caratteristico giallo del pellame, collarino imbottito, la suola scanalata. Anzi, è proprio questa a fare la differenza: gli Swartz, infatti, si inventano un sistema di iniettaggio della gomma, che consente di saldare la suola direttamente alla pelle. Questo assicura l’impermeabilizzazione della calzatura e il comfort più assoluto. A poco a poco, l’altezza si riduce a sei pollici, con il modello Style # 10061, finalmente si arriva alla scarpa che noi tutti conosciamo.

Il successo degli scarponcini Timberland: il contributo italiano agli Yellow Boot

Sin qui, gli scarponcini Timberland erano per lo più scarpe da lavoro. Di buona fattura, certo, ma ancora lontano dall’icona di stile che conosciamo noi tutti. Per raggiungere questo risultato, infatti, fu necessario ancora qualche anno. Dapprima fu necessario una nuova compagine societaria, che sostituisse quella precedente. Nacque così, quindi, Timberland. Il vero contributo, tuttavia, arrivò inaspettatamente dall’Italia. Una fornitura dell’iconico scarponcino Timberland, infatti, fu la miccia che fece esplodere il fuoco: quelle scarpe apparentemente destinate al lavoro duro, infatti, diventarono in breve l’emblema della moda dei cosiddetti paninari. E da qui in poi, un’ascesa interminabile che ha portato gli scarponcini gialli per eccellenza al successo che tutti noi conosciamo.

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