In ogni storia, c’è sempre un principio. Un inizio a volte roseo, altre volte drammatico. Il caso di Nathan Swartz appartiene a questa seconda categoria. Eppure, come sanno gli amanti del brand, questo è il nome di uno dei più grandi imprenditori del suo tempo, capace di trasformare la sua professione, quella di conciatore di pellami, nella fiorente azienda che noi tutti amiamo, Timberland, e di elevare gli scarponcini in pelle gialla in vere e proprie icone di stile. In questo articolo parleremo della storia di Nathan Swartz e di come riuscì, da ricercato, a trasformarsi nel padre di Timberland.
Da emigrante a imprenditore di successo: Nathan Swartz
Quella di Nathan Swartz è una storia che ha per inizio l’Impero russo. La sua famiglia, di origine ebrea, quando Nathan nacque era residente a Odessa, che all’epoca dei fatti era parte dei domini zaristi, ma che oggi è parte del territorio dell’Ucraina. Si trattava, tuttavia, di una famiglia povera dedita in particolare all’attività di calzolai, secondo le ricostruzioni, da almeno quattro generazione. Un’esperienza invidiabile, che, evidentemente, fu passata anche al giovane Swartz. La storia della famiglia in Russia, tuttavia, durò molto poco. Le crescenti tensioni europee, nonché la povertà nella quale versavano gli Swartz, spinsero la famiglia a cercare fortuna negli Stati Uniti d’America già nel 1910. Fu in quell’anno, infatti, che Nathan approdò nei pressi di Boston, dove iniziò a mettere a frutto la propria esperienza di calzolaio.
Nella terra promessa, nonostante le difficoltà linguistiche, c’era la possibilità di realizzarsi. E Swartz, a poco a poco, iniziò a farsi una reputazione di bravo conciatore di pellami. In circa trent’anni di attività, nel corso dei quali nacquero anche due figli, Herman e Sidney, Nathan riuscì a mettere da parte un patrimonio sufficiente per acquistare una una quota di una vecchia azienda di calzature del sud di Boston: la Abington Shoes. Era solamente l’inizio, perché nonostante la forte concorrenza e gli scarsi margini, la famiglia Swartz riuscì, nel 1955, ad acquistare l’intera azienda.
L’inizio della scalata di Nathan Swartz e della sua produzione di scarpe
Da qui in poi, la storia del fondatore di Timberland è lineare. È un periodo difficile, le calzature richieste sono essenzialmente a scarso costo, bassa qualità e con profitti minimi. È anche per questa ragione che, nei quindici anni durante i quali prosegue l’attività della Abington Shoes, si consolida nella testa di Nathan Swartza un pensiero: è necessario fare un salto di qualità. La prima tappa di questo percorso arrivò con l’acquisto di nuovi macchinari e con il trasferimento della fabbrica a Newmarket nel New Hampshire. Una regione conosciuta, in modo particolare, per le sue catene montuose e per le sue foreste rigogliose, dettaglio di non poco conto come vedremo di qui a poco. Proprio in quest’area, una manodopera meno costosa e, allo stesso tempo, maggiormente specializzata nella lavorazione dei pellami offriva la possibilità di aumentare il pregio delle calzature prodotte.
L’impegno di Swartz, pertanto, fu tutto diretto nel tentativo di migliorare la qualità delle proprie calzature. Non solo, perché proprio le condizioni climatiche dell’area richiedeva scarpe in grado di offrire un ottimo compromesso fra comodità e impermeabilità. L’analisi dei dati di vendita, del resto, aveva messo in luce come gli stivaletti fossero il modello di scarpe preferito. Per questo, la fabbrica decise di concentrarsi su questa tipologia di calzatura.
La nascita dello stivaletto e di Timberland
Il lavoro di ricerca condotto da Swartz condusse verso la scelta di pellami, tipo di cucitura e ogni altro dettaglio necessario per offrire un prodotto di eccellenza. Ciò che fece la differenza, tuttavia, fu l’innovativa tecnica di stampaggio a iniezione delle suole, che sono sostanzialmente già incollate alla calzatura. Il prodotto che vide la luce meritava qualcosa di più, rispetto al nome dell’azienda. Per questi, Swartz si rivolse a un vicino di casa che possedeva una piccola agenzia pubblicitaria. Fu questi a proporre il nome di Timberland, dal tipo di legno, il Timber, presente nelle foreste del New Hampshire. La proposta soddisfò immediatamente Nathan Swartz e i figli che adottarono quasi da subito il nome, trasformando lo scarponcino di Timberland in una vera e propria icona di stile. La stessa che, in Italia, riscossero un successo incredibile fino a diventare una calzatura da considerare sempre nei propri outfit.
Ed è così che Nathan Swartz, scomparso nel 1984, ha regalato al mondo una delle calzature più amate di sempre.